Vai al contenuto

I 5 calciatori che avrebbero reso invincibile la Jugoslavia

1992, l’anno del terzo Pallone d’oro di Marco Van Basten, del Barcellona “Dream team” di Crujiff campione d’Europa per la prima volta e Gloria Zanin proclamata Miss Italia.

Tra la finale di Wembley e quella di Salsomaggiore, si disputarono i Campionati europei di calcio organizzati dalla Svezia. Un’edizione avvincente vinta da una Nazionale che nemmeno un top better avrebbe scommesso una lira sulla sua vittoria: la Danimarca. Si scrisse tanto di quella Nazionale come favola moderna, una cavalcata insperata ed inattesa.

E se la Danimarca non vi avesse partecipato? Eh si perché Schmeichel e compagni non avrebbero dovuto prendere parte a Euro 1992 poiché presero il posto della Jugoslavia. Motivo? La guerra che divampava nei Balcani: jugoslavi a casa e danesi a giocarsi la Coppa a dieci giorni dal calcio d’inizio.

Si è detto tanto di quella Jugoslavia: la più forte d’Europa, quella con il gioco migliore, quella con una vera nidiata di campioni, quella che “poteva ma…”. Dulcis in fundo, nel 1991 la Stella Rossa Belgrado vinse la Coppa dei Campioni a Bari e la Coppa Intercontinentale a Tokyo.

Cause di forza maggiore posero fine non solo ad una Nazionale, ma ad una Nazione “sparita” dalle cartine geografiche tempo dopo. Da allora, sette nuovi Stati (ed altrettante Nazionali di calcio indipendenti) ma nessuna che valeva (salvo la Croazia terza in Francia nel 1998 e seconda in Russia un mese fa) quella “distrutta” dalla guerra chiamata (guarda un po’) “Brasile d’Europa”.

Abbiamo cercato (con molta difficoltà, perché il livello era top) di trovare i cinque migliori giocatori di quella Jugoslavia. Impresa ardua, come giocare contro di loro. Ma ci abbiamo provato.

scopriamo chi sono:

Dejan Savicević

Montenegrino di Podgorica, Dejan Savicević è stato il giocatore più tecnico di tutta quella Jugoslavia. In campo era un fenomeno, non sembrava jugoslavo ma brasiliano perché dotato di un’intelligenza tecnica come pochi. E non a caso era detto “genio”. E’ stato il leader di quella Stella Rossa capace di salire sul tetto d’Europa e del Mondo in pochi mesi. Noi italiani abbiamo potuto ammirare la sua classe quando fu acquistato dal Milan. Allora non c’erano le maglie con il nome e i numeri giravano di giocatore in giocatore, ma in quel Milan (detto degli Invincibili) Savicević fu il numero 10. Rimase in rossonero sei stagioni, vincendo tre scudetti e una Champions League. E qua la mente vola ad Atene ed al suo pallonetto di sinistro che superò in poche secondi Zubizzarreta e la boria di Cruijff. Abbastanza indolente, chiuse la carriera in Austria dopo una toccata e fuga a Belgrado con la “sua” Crvena zvezda. Da cinque anni il “genio” è a capo della Federcalcio montenegrina.

Zvominir Boban

Può un calciatore scatenare una guerra civile fratricida? Chiedete a Zvominir Boban. 13 maggio 1990, stadio “Maksimir” di Zagabria, match (inutile) di campionato tra Dinamo Zagabria e Stella Rossa, le due squadre più forti del Paese.

zvonimir-boban-croaziaAllo stadio erano presenti circa 20mila spettatori, più che tifosi vi erano due rappresentanze etniche e militari: da una parte i Bad Blue Boys, i caldi tifosi di Zagabria di stampo ultra-nazionalista, dall’altro la Delije, la frangia estrema dei supporter della Stella Rossa capeggiati dal Zeljko Raznatović, meglio conosciuto come Tigre Arkan. La polizia poté fare poco, con le tifoserie in campo a darsele di santa ragione. Non è che la polizia non fece niente…è che un poliziotto fece troppo, dando un calcio ad un tifoso. Boban, giovane centrocampista croato, non capì più nulla e colpì il poliziotto con un calcio. Il suo gesto divise l’opinione pubblica: i croati lo considerarono eroico (era l’unico non tornato negli spogliatoi ma rimasto in campo a difendere “la sua gente”), i serbi di cattivo gusto da parte di un calciatore (il poliziotto colpito era serbo). Morale della favola: Boban squalificato per sei mesi, ciao Mondiale italiano e tredici mesi dopo scoppiò la guerra.  Boban fu acquistato dal Milan nel 1991 ma girato al Bari per una stagione per poi tornare alla base e diventare il faro del centrocampo del Milan degli invincibili. Trequartista dotato di buon tocco e dalla grande visione di gioco, dall’eleganza e dall’efficacia di un top player, “Zorro” è stato uno dei protagonisti della Croazia terza a Francia 1998. Chiuse la carriera al Celta Vigo, si è laureato in Storia, è stato opinionista televisivo ed oggi e dal 2016 e vice-Presidente della Fifa.

Robert Prosinečki

Quando si parla di Robert Prosinečki, si parla di arte prestata ad un pallone ed del rettangolo verde che diventa un Louvre. Nativo della Germania ovest, Prosinečki fu il leader di quella Jugoslavia che già nel 1987 stupì il Mondo vincendo il Mondiale Under 20 in Cile. Si fece notare con la Dinamo Zagabria, ma è con la Stella Rossa che divenne un mito. Appetito in tutta Europa, vestì anche i colori del Real Madrid e del Barcellona. Così, per non scontentare nessuno. Prosinečki ha cambiato molte squadre in carriera, diventando un idolo in ogni piazza. Detiene il curioso record di aver segnato due reti in due Mondiali diversi…con due Nazioni diverse: con la Jugoslavia ad Italia 90, con Croazia a Francia 1998. Dopo il ritiro si è dato alla panchina con alterne fortune ed oggi allena la Nazionale della Bosnia-Erzegovina.

Dragan Stojković

Avete presente Diego Armando Maradona? Ecco Dragan Stojković non aveva i suoi tocchi, ma è stato chiamato “il Maradona dei Balcani” perché nelle gesta ricordava il pibe de oro. Centrocampista con il vizio di fare l’attaccante, Stojković è stato uno dei giocatori più geniali e tecnici di quella generazione di fenomeni che è stata la Jugoslavia. E da buon balcanico, è stato molto…particolare tanto da tradire la Stella Rossa per l’Olympique Marsiglia e per lui fu un colpo vederla vincere la Coppa dei Campioni a Bari ai rigori…dal vivo. Per rispetto si estraniò dalla “lotteria”, cosa che non fece (giustamente) l’anno prima a Firenze, nel Mondiale italico, contro l’Argentina di Maradona. Da capitano tirò ma sbagliò e quell’Argentina (che con la Jugoslavia non aveva nulla a cui spartire se non…”lo Stojković di Lanus”) andò in semifinale e sappiamo cosa fece. Nella stagione 1991/1992, “Piksi ” giocò una stagione in Serie A con l’Hellas Verona, dove fu apprezzato ma fece poco. Dopo un ritorno a Marsiglia, chiuse in Giappone. Dopo il ritiro si dedicò al ruolo di allenatore, dedicandosi a squadre non proprio fantastiche. Se andate su Youtube troverete il filmato di un suo gol…dalla panchina da 40 metri in giacca e cravatta.

Darko Pancev

Chiudiamo la rassegna, giustamente, con una pippa: Darko Pancev. Macedone del 1965, Pancev è stato quello che ha deluso più le aspettative di quella “generazione”. Tesserato per l’Inter nell’estate 1992, giocò così male da essere marchiato a fuoco con il titolo di “bidone”. E pensare che è stato il bomber di quella Stella Rossa (fu il rigorista decisivo a Bari) e nel 1991 è stato capace di vincere la Scarpa d’oro ed arrivare secondo a pari merito con Matthaus e al “connazionale” Savicevic nella classifica del Pallone d’oro. Insomma, gli interisti parlavano già di scudetto, ma invece fu una…chiavica. Nel 2004 è stato nominato “Golden player” della Macedonia. Pensate come erano gli altri.

Questi sono solo cinque elementi e non abbiamo considerato gente come Davor Šuker, Sinisa Mihajlović, Alen Bokšić, Vladimir Jugović e Robert Jarni. Che squadra era quella Jugoslavia, non trovate?


POTREBBE INTERESSARTI ANCHE:

https://chefaticalavitadabomber.it/lavoravo-dalle-6-alle-13-poi-mangiavo-un-panino-guidando-verso-perugia/

Condividi
x