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Martinez alla Juve: il colpo di Marotta non riuscito per soli sei anni

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Ma che fine ha fatto: Jorge Martinez

Gc Torino 20/03/2011 – campionato di calcio serie A / Juventus-Brescia / foto Giuseppe Celeste/Image sport nella foto: Alessandro Del Piero-Jorge Martinez

Perchè Martinez alla Juve fu soprannominato “Malaka”

Martinez alla Juve fu soprannominato “Malaka” per una svista di Beppe Marotta.
Avete presente il film “Amici miei”? Bellissimo ed iconico. Una delle battute più celebri e più usate ancora oggi è quella che usò il Perozzi nei confronti del Necchi nel definire “il genio”: “Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione”. Questa parola può essere tradotta in mille lingue, ma a noi interessa il greco. In greco, la parola “genio” è traslata in “malaka”. E quando si usa questa parola, nel calcio, viene in mente un solo ed unico calciatore: Jorge Martínez.

Un vero…genio, a suo scapito però: ha giocato seriamente due stagioni in carriera da noi ed è riuscito a far fare una plusvalenza assurda ad una squadra (il Catania) e dopo sei anni ha fatto fare una minusvalenza assurda ad un’altra (la Juventus). E poi quel soprannome forse per cambiarlo dall’inflazionatissimo “loco” sudamericano.

Jorge Martinez e lo sbarco in Italia

Jorge Martinez sbarcò in Italia, e più precisamente a Catania, nell’estate 2007 carico di speranze, gol e…scarico di infortuni. Ecco tenete a mente questa parola: infortuni.

A Catania tra il 2007 ed il 2013 hanno giocato trentadue giocatori sudamericani diversi, di cui ventidue argentini: i rossoblù erano detti “la Segunda”, la seconda Albiceleste. Martinez era uruguaiano ma anche lui fa parte del mazzo. Come non era sudamericano Morimoto che gli lasciò il campo per farlo debuttare in Serie A.

Martinez alla Juve

Il nostro “malaka” ha tanta tecnica, segna abbastanza e su di lui si fionda la Juventus. I bianconeri staccarono un assegno da 12 milioni ed il “genio” di Montevideo planò a Torino. Era una Juventus che voleva tornare ai fasti del passato: i dirigenti si innamorarono di lui dopo un suo gol all’Inter poche settimane prima che facesse il triplete.

Plusvalenza record ma Conte non lo riteneva adatto

Martinez alla Juve Scelse la maglia numero 25 e disputò venti partite su cinquanta possibili, segnando 0 reti. Era la Juventus di Del Neri e Marotta per accaparrarselo portò 12 milioni di euro al Catania di Pulvirenti. L’estate 2011 è quella che vide nascere la Juve dei successivi setti scudetti consecutivi: dentro Conte ed una schiera di giocatori di un certo spessore e scudetto a fine anno. Ma “Giorgio il genio” non c’era perché era stato mandato a Cesena: Conte non lo riteneva adatto.

Db Catania 12/03/2010 – campionato di calcio serie A / Catania-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: esultanza gol Jorge Martinez

Il dopo è stato un tour in negativo

Jorge Martinez iniziò un tour dove tra Cesena, CFR Cluj e Novara. In tre anni Martinez giocò quattordici partite, 4.6 a stagione, tra cui nessuna in Romania e mezzora in Piemonte. In quella mezzora, nella finale play out contro il Varese, finita 2-2, ebbe una ghiotta occasione per segnare ma la sciupò che neanche un tifoso a caso sugli spalti. Stagione fallimentare per il Novara, vista la retrocessione il Lega Pro.



Lontano ma vicino, l’incredibile storia di Martinez alla juve

La Juventus è stata ostaggio del suo prestito, perché fino al 2016 giocò sempre con quella formula lontano dalla Mole, giocando più in infermeria che in campo. Neanche con il suo ritorno in Uruguay con lo Juventud riuscì a fare bene, dove rimase due anni in prestito. Un vero girone infernale ‘sto “genio” per la Vecchia Signora. Il contratto di Martinez con la Juve è scaduto il 30 giugno 2016.
Il “malaka” è a oggi svincolato e crediamo che a 35 anni si sia messo a fare altro nella vita.

Questa è stata la storia di Jorge Martinez detto “malaka”, uno che doveva spaccare il Mondo (calcistico) ma che alla fine si è più rotto lui di un vaso di terracotta tra vasi di acciaio come diceva il Manzoni di don Abbondio.

Speriamo che tra una riabilitazione e l’altra abbia avuto tempo di guardarsi “Amici miei”.


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