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2 giugno 1971: nasceva il Calcio totale

Mercoledì 2 giugno 1971 il menu sportivo offriva la finale della XVI edizione della Coppa dei Campioni. Ad ospitare l’evento, lo stadio Wembley. A contendersi la “coppa dalle grandi orecchie” il Panathinaikos di Puskás e l’Ajax di Rinus Michels. Arbitro dell’incontro, l’inglese Jack Taylor.
Chi avrebbe vinto la partita, si sarebbe aggiudicato per la prima volta nella storia il trofeo: i greci erano alla loro prima finale, gli olandesi alla loro seconda dopo aver perso quella di due anni prima contro il Milan al “Bernabeu”.

Holland captain Johan Cruyff (l) checks to see the outcome of the toss, watched by West Germany captain Franz Beckenbauer (r)and referee Jack Taylor (c) (Photo by Peter Robinson/EMPICS via Getty Images)


Ad alzare la coppa, quella sera di 49 anni fa, furono gli aiacidi che si imposero 2-0 con un gol per tempo di van Dijk e Haan. Per il secondo anno di fila a trionfare fu una squadra olandese dopo la vittoria del Feyenoord. A dicembre però i biancorossi non disputarono la finale di Coppa Intercontinentale contro gli omologhi sudamericani del Nacional Montevideo: troppo pesante il viaggio fino a Montevideo, troppo dispendio di energie, troppo inutile giocare. Ma soprattutto ogni volta che le squadre europee giocavano in Sud America era sempre un Far West.
Ma quel 1971 fu un anno importante perché l’Europa conobbe questa squadra, l’Ajax che giocava con uno stile nuovo. Un modo di giocare innovativo che ha caratterizzato non solo gli anni Settanta, ma anche il calcio in divenire: il Calcio totale.


Creatore di questo “Calcio totale” (in olandese Totalvoetball) è stato Rinus Michels, chiamato nel gennaio 1965 a far uscire dalla zona retrocessione l’Ajax e che si ritrovò a guidare un top team nel giro di pochi anni.
Ma in cosa consisteva il Calcio totale? Un’eresia per quei tempi: nessun ruolo fisso in campo, ogni giocatore doveva sapere giocare in ogni posizione. Ed è per questo che i difensori, in particolare i terzini, erano spesso in fase di attacco e gli attaccanti pronti a difendere.
Il modello Calcio totale era così: duttilità in campo, disciplina fuori, visione di gioco da parte di tutti (portiere compreso), pressing, mettere in difficoltà sempre l’avversario. Scopo del Calcio totale: trappola del fuori gioco, ripartenza accelerata e capovolgimento di fronte in pochissimo tempo facendo in modo che l’avversario non toccasse la palla o in caso di possesso palla avversario, la marcatura diventava asfissiante ed tutti pressavano il portatore di palla.


Il Calcio totale è stata una filosofia, uno modo di giocare che ha cambiato il calcio a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, “deflagrando” poi negli anni Settanta. Un modo di fare calcio che ha reso Amsterdam padrona del calcio europeo nella prima metà dei Settanta. Molti dicono che il Calcio totale fu l’espressione calcistica della Contestazione degli anni Sessanta: se a Londra c’era la Swinging London, ad Amsterdam c’erano i capelli lunghi alle spalle e le basettone dei ragazzi che giocavano in maglia bianca con la banda verticale rossa in mezzo.
L’Olanda era un concentrato di idee, cultura alternativa e cambiamenti sociali in quel periodo tanto che il Calcio totale fu una “pernacchia” in faccia al Catenaccio (alias “il calcio all’italiana”): difesa e contropiede contro giro palla e accelerazione.
Michels prese spunto dalle idee tattiche di due suoi predecessori sulla panchina degli ajacidi, gli inglesi Jack Reynolds e Vic Buckingham. Michels li ha studiati, li ha migliorati e ha creato una vera macchina da calcio spettacolo.

(GERMANY OUT) football, friendly game, 1972, Rheinstadion Duesseldorf, combination team Fortuna Duesseldorf and Borussia Moenchengladbach versus Ajax Amsterdam 1:1, coaching bench of Ajax with Johan Cruyff (right) (Photo by Werner OTTO/ullstein bild via Getty Images)


Il punto di partenza del Calcio totale fu il match di andata degli ottavi di finale di Coppa dei Campioni del 7 dicembre 1966 quando lo sconosciuto Ajax sconfisse, nella nebbia, il Liverpool 5-1. Il punto di svolta fu la finale di Coppa dei Campioni del 28 maggio 1969 persa 4-1 contro il Milan e il punto di non ritorno fu la finale contro i campioni di Grecia. I punti di massima espansione furono poi le due finali di Coppa dei Campioni successive vinte dagli olandesi contro Inter e Juventus.
Michels però poche settimane dopo la vittoria della Coppa dei Campioni fece armi e bagagli e andò ad allenare il Barcellona, tornando ad allenare l’Ajax nella stagione 1975/1976. Il suo erede è stato il suo vice, Stefan Kovacs. Il tecnico rumeno non fece in sé tantissimo rispetto a Michels perché la squadra era nettamente più forte di tutte ed in campo era una o più spanne sopra le avversarie.


Ma chi erano questi giocatori fenomenali scesi in campo a Wembley la sera del 2 giugno 1971? In porta Heinz Stuy; difesa a quattro con Wim Suubier, Barry Hulshoff, capitan Velibor Vasovic e Johan Neeskens; centrocampo con Nico Rijnders, Gerrie Muhren, Johan Cruijff e davanti il trio van Dijk, capitan Pietr Keizer e Sjaak Swart, con i subentri nella ripresa di Horst Blankenburg e Arie Haan.
Ma se si parla di Ajax, Michels e Calcio totale non si può non parlare del giocatore che più di tutti è stata la massima espressione del calcio europeo nei primi anni Settanta: Hendrik Johannes “Johan” Cruijff.
Classe 1947 ed iconicamente noto per il suo numero di maglia 14, Cruijff a cinque anni bazzicava già il “De Meer”, lo stadio della squadra allora allenata dall’inglese Jack Reynolds, e a dieci anni entrò nel settore giovanile del club del club, uscendovi nel 1973 quando passò al Barcellona.
In questo lasso di tempo, il giovane Johan segnò a raffica, si fece notare come un talento puro e a 17 anni e mezzo era già titolare in prima squadra e nel giro delle Nazionali giovanili. Il resto è storia, visto che divenne il primo giocatore, nel 1974, a vincere il Pallone d’oro per tre volte, diventando il legittimo erede dei vari di Stefano e Pelé.


Cruijff è stato il simbolo di quell’Ajax, l’icona di un calcio innovativo che avrebbe riscritto la storia: in 90 minuti, il “profeta del gol” attaccava come difendeva e da centrocampo faceva ripartire l’azione.
Ma l’apice del Calcio totale non fu l’Ajax del triennio 1971-1973, ma la Nazionale olandese che prese parte al Mondiale del 1974 dove impressionò tutto e tutti arrivando fino alla finale del 7 luglio dove affrontò i padroni di casa della Germania Ovest perdendo 2-1, ma andando in gol con Neeskens dopo due minuti con il primo rigore assegnato in dieci edizioni in una finale mondiale. Alla guida di quella Nazionale (che dal calcio d’inizio al fischio del rigore non fece toccare la palla agli avversari per oltre un minuto ) c’era per l’occasione Michels e Cruijff ne era il capitano.
Ma questa è un’altra storia. Un’altra grande pagina di storia del calcio.

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