“Sono un uomo, non sono una scarpa”
Esistono oggetti in questo mondo, che definire metafisici non sarebbe azzardato, e nemmeno irrispettoso associare alla vera e propria “metafisica”.
Sono quegli oggetti il cui nome trascende la categoria o il brand a cui appartengono e anche, il più delle volte, la figura di colui che questi oggetti li ha inventati, brevettati o a cui ha prestato la propria immagine o la propria faccia.
Ecco, le leggendarie sneakers di cui vi parlo oggi appartengono proprio a questa categoria: credo che la frase “Sono un uomo, non sono una scarpa” valga più di mille altri spiegoni.
Stan Smith e la frase passata alla storia
L’ha pronunciata molti anni dopo l’endorsement di Adidas il grande campione di tennis Stan Smith, californiano classe 1946, 39 titoli vinti in carriera nel singolare, di cui due del Grande Slam e altrettanti in doppio (56 in tutto), nonché ex numero tre del mondo nel 1973.
Ma tutto, in realtà, comincia due anni prima, nel 1971: quando il brand delle tre strisce sceglie l’ex tennista, hall of famer dal 1987, come testimonial di un modello di scarpe sportive che venderà negli anni a venire circa 50 milioni di paia in tutto il mondo.
Il designer che crea la prima scarpa da tennis in pelle per il brand tedesco è Horst Dassler, che dapprima la intitola a Robert Haillet, il miglior giocatore francese dell’epoca, e successivamente al nostro prode Stan, che con questo nome da creatore di supereroi, aiuta fin da subito la casa tedesca ad espandersi negli USA grazie al suo ranking e ai suoi successi in campo.
Per tre anni producono la scarpa con la faccia di Stan Smith sulla linguetta e il nome di Haillet, poi diventa invece semplicemente la “Stan Smith”, la sneaker comunemente conosciuta da tutti noi: design essenziale, tomaia in pelle, viso di Mister Smith sul linguettone, e al posto delle tre strisce esterne che da sempre caratterizzano il marchio, tre file di buchi per far respirare il piede.
Stilosissime da indossare anche sotto un abito, per le grandi occasioni. Senza tempo.
Qualche anno fa il nostro prode Stan ha dedicato all’epopea sua e delle sue scarpe anche un libro: “Some people think I’m a shoe”.
La leggenda continua…
Vi siete mai chiesti come sarebbe andata?
Vi siete mai chiesti come sarebbero andate le cose se uno sbarbato MJ avesse scelto un altro brand per accompagnarlo nella sua trionfale cavalcata verso l’olimpo degli Dei del Basket, in qualità di capo supremo?