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REWIND. Ibra e il nonnismo: storia di un grande amore

L’abbraccio tra Zlatan Ibrahimović e Brahim Diaz dopo il gol dello spagnolo in EL contro lo Sparta Praga

Nella serata di giovedì il Milan di Stefano Pioli ha asfaltato lo Sparta Praga – nel secondo match del girone di Europa League – portandosi a casa un 3-0 che riapre la striscia di vittorie dei rossoneri (dopo il pareggio per 3-3 con la Roma dell’ultima di campionato). La foto del match – se ce n’è una – è certamente quella dell’abbraccio tra la stellina spagnola Brahim Diaz, autore dell’1-0 rossonero, e il ritrovato re di Milano Zlatan Ibrahimović. I due sembrano fratelli (forse più padre e figlio vista la differenza d’età e di altezza) e immortalati in un momento di gioia dicono tanto di come sia partita la stagione del Milan e di che lavoro abbia fatto “Padre Pioli” in campo e fuori dal campo.



La foto la dice lunga anche su quanto Ibra sia un punto di riferimento per i compagni, dai più giovani, fino ai veterani. Lo cercano in campo come leader e trascinatore, così come in spogliatoio e in allenamento dove è stella polare di intensità, sacrificio e mentalità vincente. Ma è sempre stato così? No!

Facciamo un passo indietro. Ma anche due o tre.

Quando Zlatan giocava nell’Inter infatti, ormai una decade fa, si divertiva parecchio a stuzzicare i giovani talenti nerazzurri, ovviamente per motivarli a dare il massimo, ma sempre con il suo personalissimo stile.

Come racconta il suo ex compagno Mario Balotelli infatti (tra le vittime preferite del gigante svedese) Zlatan era solito fare “trash talking” con lui in spogliatoio e durante gli allenamenti. “Tu pensi di giocare qua? Ti fanno allenare oggi, poi te ne vai” – così si riferiva il bomber al giovane talento azzurro

Ibra continuò a ripetere a Supermario quanto fosse scarso per mesi ma il giovane, invece di scoraggiarsi, sfruttò il nonnismo del campione come uno stimolo per migliorare. In seguito poi lo stesso Balotelli avrebbe dichiarato in una diretta Instagram: “Io lo guardavo e lui mi diceva che non mi sarei più allenato in prima squadra. Mi diceva che ero troppo scarso, di lasciar perdere il calcio. Poi però è andato da Mino Raiola dicendogli di prendermi… perché ero più forte di lui“.


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Qualche tempo dopo invece, durante la sua breve permanenza al Barcellona di Pep Guardiola, sembra che Ibra abbia fatto il “nonno” con i giovanissimi e promettenti Pedro e Bojan. Voci di corridoio – riportate da diversi quotidiani – vogliono che questo modus operandi dello svedese abbia turbato la sintonia della squadra e che nella parte conclusiva della stagione, Guardiola – che con Ibra non ha mai avuto grande feeling – gli avrebbe sistematicamente preferito i due baby talenti… per ripicca.

Famosissimo invece l’episodio del calcione in stile taekwondo rifilato da Ibra in allenamento al giovane compagno nella prima esperienza in rossonero Rodney Strasser. Non proprio il solito calcio nel sedere per invitare qualcuno a darsi una mossa, ecco… (VIDEO)

Ultima ma non meno importante, la testimonianza passata alla storia di un avversario di Ibra ai tempi dei Los Angeles Galaxy. Tale Florian Jungwirth, al tempo difensore dei San Josè Eartquakes, raccontò di aver assistito a 90 minuti di angherie verbali del campione svedese nei confronti dei suoi compagni di squadra losangelini. “Zlatan ha letteralmente insultato i suoi compagni di squadra per 90 minuti – ricorda il difensore – è stato divertente. I suoi compagni erano così spaventati, e a me veniva da ridere perché sembravano dei bambini sgridati dal papà”.

Ora Ibra è al Milan e sta facendo faville: dopo aver sconfitto il coronavirus infatti ha trainato la squadra a suon di doppiette al primo posto in classifica della massima serie italiana. A giudicare dal rapporto con i giovani rossoneri Ibra sembrerebbe però cambiato, da papà severo ed esigente ad amico, fratellone e motivatore… certo non secondo lui che, appena arrivato in rossonero per riprendersi Milano, poco meno di un anno fa, dichiarò: “Sono pronto e più cattivo che mai!”. Parola di Zlatan.

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