In quel vortice di rumor, voci, notizie a raffica, affari fatti e firme saltate che è il calciomercato di gennaio, c’è una notizia che sembra provenire da un’altra dimensione, da una di quelle tempolinee che possono verificarsi solo su Football Manager: Dele Alli ha firmato con il Como. Dele Alli? Il calciatore inglese asceso nel gotha del calcio europeo con il Tottenham e fermo praticamente da due anni? Lui. In una neopromossa della Serie A? Proprio così. Questo movimento di mercato, che ad alcuni può sembrare ininfluente, nasconde una delle storie più tristi degli ultimi 10 anni di questo sport. Soprattutto, può essere davvero l’ultima fermata del fulgido talento perduto del calcio inglese.
Quando eravamo re
Dele Alli è un giocatore che sembra appartenere ad un’altra epoca: eppure, sono passate poche stagioni da quando sembrava in procinto di prendersi il calcio che conta nel Tottenham di Pochettino. Un calciatore imprevedibile, dalle giocate ricche di fascino, ma non per questo legato solamente all’estetica: i suoi tagli sono uno dei cardini offensivi degli Spurs 2015-2019, e in ogni partita sembra essere sempre in grado di eseguire la giocata più elettrizzante che si vedrà in campo. Può essere un tiro al volo, un dribbling nello stretto, un cambio di gioco: Dele Alli sembra onnipotente, e i complimenti dei grandi allenatori e i paragoni con altri grandi del calcio contemporaneo si sprecano.
Pep Guardiola, che di campioni ne ha visti e allenati parecchi, dice che “È uno dei migliori giocatori mai visti in vita mia” , mentre per Sir Alex Ferguson “Dele Alli è il miglior centrocampista inglese dai tempi di Paul Gascoigne“. Pochettino, che saprà valorizzarlo meglio di chiunque altro, lo paragona a Neymar Jr.
Le sue giocate rimbalzano su tutti i canali sportivi, così come le clip sui vari social: diventa un giocatore di culto, uno dei quelli che vorresti sempre vedere in campo: questo perché è sfrontato, fa quello che vuole, ma ha anche un tempismo eccezionale, un grande capacità di lettura e un tocco dalla sensibilità rara. L’unica pecca sembra essere la continuità, un piccolo puntino che negli anni successivi diventerà un buco nero in grado di risucchiare tutto il suo talento.
La caduta di Dele Alli
Dele Alli è il pupillo di Pochettino, che vede in lui un talento generazionale: quando l’allenatore argentino se ne va dal Tottenham, nell’estate 2019, di colpo la luce di Alli si spegne. Qualche crepa si era intravista nella stagione 2018-2019, con alcuni problemi fisici di troppo e un calo nelle cifre di gol e assist. Ma è nel momento in cui il suo mentore si allontana che Dele Alli implode: il mancato feeling con Mourinho è evidente, e se nella prima stagione sotto il portoghese il problema sembra essere frutto delle difficoltà di adattamento a un nuovo tipo di gioco, nella successiva Alli inizia ad apparire drammaticamente indolente. Il giocatore che fino all’anno precedente appariva brillante ed energico ora è pigro e svogliato: manca gli agganci con pallone, perde i contrasti, non si intende con i compagni.
Le cose non migliorano né con Nuno Espirito Santo né con Antonio Conte e nemmeno sotto Frank Lampard, che proverà a rilanciarlo all’Everton nella seconda parte della stagione 2021-2022. L’esperienza in maglia Toffees è forse ancora più misera e, eccezion fatta per il match-salvezza contro il Crystal Palace, totalmente incolore. In autunno si accasa al Beşiktaş, in Turchia, una destinazione dove i giocatori di livello vanno solitamente a svernare: Dele Alli ha solo 26 anni, ma sembra un calciatore finito.
Riemergere da un buco nero
L’ultima partita di Dele Alli risale a febbraio 2023. Da lì in poi non ha più calcato un campo da calcio. Qualcosa di cui vale la pena parlare, però, c’è: a maggio dello stesso anno si racconta in un’intervista a a Gary Neville, aprendo il vaso di Pandora su una vita piena di dolore e sofferenza: a 6 anni subisce molestie sessuali, a 7 viene spedito in Nigeria e rimandato indietro, a 8 comincia a spacciare droga, a 11 un vicino tenta di ucciderlo facendolo penzolare da un ponte. Poi l’adozione e il successo con il calcio, il punto di svolta che sembra regalargli una bella conclusione che però non arriva. Scoperto ad inalare protossido di azoto in una festa in Turchia durante l’esperienza con il Beşiktaş, viene rispedito in Inghilterra. Ed è a questo punto che sceglie di farsi aiutare: entra in una struttura riabilitativa per la salute mentale, le dipende e i traumi. Dele Alli ha toccato il fondo, non solo calcistico ma anche e sopratutto umano, e da qui può soltanto risalire. Ed è così che arriviamo alla nuova pagina in maglia Como.
Pochi giocatori hanno avuto un’ascesa e un declino altrettanto veloci come Dele Alli: probabilmente, il fascino che la sua figura calcistica continua ad emanare a distanza di anni dal suo prime risiede anche in questo. Che cos’è rimasto del giocatore che un tempo faceva impazzire le difese del campionato più competitivo al mondo?
Forse nulla: Dele Alli arriverà a Como, giocherà qualche scampolo di partita, prenderà un paio di ammonizioni e a giugno rescinderà prematuramente il contratto approdando chissà dove o ritirandosi definitivamente. Magari, però, c’è ancora qualcosa nel fondo del borsone: un gol al volo, un assist, uno di quei tagli che lo hanno reso grande. Ed è proprio per questi ultimi scampoli di magia, per dare un lieto fine ad una delle storie più malinconiche di questo nostro calcio contemporaneo, che vale la pena fare il tifo per Dele Alli. Per l’ultima volta.
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