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Rookie race: come stanno andando le matricole in NBA?

Rookie race

Il salto dal college alle leghe professionistiche non è mai facile: cambiano i ritmi di gioco, l’età degli avversari e la velocità richiesta sia nell’esecuzione delle azioni che nel pensiero per muoversi sul campo. Proprio per questo sono statisticamente poche le matricole che, all’interno di ogni classe, riescono a distinguersi davvero. A questa serie di aspetti si aggiunge il fatto che l’annata del 2024 non ha presentato grossi nomi di richiamo, presentandosi come una classe tanto equilibrata quanto con un livello medio non eccellente. Nel corso della prima parte di stagione, però, abbiamo già visto assistito a diversi exploit e sorprese che hanno attirato l’attenzione su alcuni nomi particolari di cui vale la pena parlare.

Ovviamente, non analizzeremo tutte le matricole, ma ci concentreremo su quelle che si sono fatte notare. L’ordine dell’elenco segue quello delle chiamate al Draft.

Zaccharie Risacher, Atlanta Hawks

Scelto con la chiamata numero 1, su Risacher non c’erano troppe aspettative: come già detto, infatti, questa classe non presenta il classico nome outstanding, come era stato Victor Wembanyama nel 2023 o come, probabilmente, sarà Cooper Flagg a giugno 2025. Risacher sta comunque giocando con buona continuità agli Atlanta Hawks, come testimoniano le sue medie di 10.8 ppg, 3.4 rpg e 1.2 apg. Sopratutto, ha dato prova di un’ottima capacità di adattamento e di lettura delle situazioni, facendosi notare per un buon lavoro sui tagli e sui movimenti senza palla. Inoltre, ha finito il 2024 in crescita, chiudendo con il 42,3% da tre punti nel mese di dicembre.

Alexandre Sarr, Washington Wizards

Sarr sta dimostrando di valere la seconda chiamata nel Draft, trovando il modo per brillare in una delle peggiori squadre dell’NBA. Se la buona difesa e la grande mobilità sono due aspetti già intravisti durante la preparazione estiva e confermati anche in questi mesi, il principale miglioramento del prospetto francese risiede nel tiro. Attualmente, Sarr sta tirando con il 46.1% da 2 e il 45.5% da 3, cifre eccellenti sopratutto se paragonate a quelle maturate tra ottobre e novembre (37.6% da 2, 24.4% da 3). 

Stephon Castle, San Antonio Spurs

Stephon Castle sta emergendo come uno dei rookie più interessanti e divertenti da vedere della propria classe. Al netto di un’attuale flessione, comprensibile durante la stagione di debutto, Castle ha infatti maturato ottime medie e grandi exploit offensivi. Non solo sa attaccare il canestro con costanza, ma ha dato prova di una tenacia e di una mentalità competitiva che vannoben oltre il proprio livello di esordiente: due aspetti che, tecnicamente, è molto difficile insegnare e che lo mettono già un passo avanti rispetto a molti altri compagni. Gli Spurs hanno iniziato a vedere in lui la possibile spalla per Wembanyama su cui costruire il futuro della franchigia: vedremo come andrà.

Zach Edey, Memphis Grizzlies

Ad ora, Zach Edey appare come uno dei principali candidati al premio di Rookie dell’anno. Dalla sua ha ottime cifre (11.3 ppg, 8 rpg e 1.2 bpg), grandi exploit (come i recenti 21 punti e 16 rimbalzi contro i Toronto Raptors) e soprattutto una straordinaria capacità di adattamento all’NBA. Edey, infatti, pur essendo inserito in un contento competitivo come quello dei Memphis Grizzlies, ha saputo ritagliarsi minuti ed opportunità che ha sfruttato sino a questo momento nel migliore dei modi.

Jared McCain, Philadelphia 76ers

Nei primi, disastrosi mesi dei Philadelphia 76ers, Jared McCain è stata l’unica speranza a cui i tifosi hanno potuto aggrapparsi: il giovane, partito lontano dai riflettori, ha ben presto raggiunto la sorprendente media di 15 punti a partita, condita dal 46% al tiro, candidandosi come il principale frontrunner per il premio di Rookie dell’anno. Purtroppo, un infortunio al menisco lo ha costretto a un brusco stop: dovrà operarsi, e ad ora non sono note le tempistiche di ritorno.

Dalton Knecht, Los Angeles Lakers

Di Dalton Knecht si è iniziato a parlare con insistenza a partire dal 20 novembre, quando è esploso mettendo a referto 37 punti (con 12 tiri su 16 realizzati) contro gli Utah Jazz. Ovviamente, le sue medie sono più contenute, ma grazie a quella serata Knecht si è ritagliato minuti ed opportunità che sta sfruttando con la giusta mentalità, soprattuto considerato il contesto confusionario in cui si trovano i Lakers.

Ives Missy, New Orleans Pelicans

Al momento, Missy è il rookie con il maggior numero di occhi addosso. Il profilo è uno di quelli che piace ai fan: origini umili, spirito competitivo ed un’impressionante etica del lavoro che lo ha portato dai disastrati campi del Camerun ai palchi scintillanti dell’NBA. New Orleans continua ad essere la peggiore squadra dell’NBA, ma l’impatto del centro Ives Missy e la sua mentalità lo hanno già reso uno dei pochi incedibili per la franchigia, che si è detta disposta a scambiare persino Zion Williamson e Brandon Ingram. Tutti, ma non Ives Missy.

Jaylen Wells, Memphis Grizzlies

Il campione di partita è ancora esiguo, ma ecco una statistica interessante: quando il rookie scelto alla 39esima chiamata ha segnato più di 10 punti, i Memphis Grizzlies hanno vinto 18 partite su 21. Quando non lo ha fatto, ne hanno perse 8 su 13.

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