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REWIND. Chi è il Kaiser, il primo bomber del derby della Madonnina

Il 10 gennaio del 1909, il primo derby ufficiale della Madonnina, deciso da un bomber baffuto con la passione per pane e salame.

Il primo derby ufficiale tra Milan e Inter si disputa il 10 gennaio del 1909 presso il pesantissimo Campo Comunale Monforte di via Bronzetti, a Milano, ovviamente. Fa un discreto freddo e la scighera – da poco calata su Milano – non da tregua ai giocatori intenti ad effettuare il riscaldamento. Le due squadre si erano già affrontate l’anno precedente in Svizzera, a Chiasso, tuttavia in una partita non ufficiale poiché il Milan non partecipava al campionato per protesta contro i nuovi regolamenti della Federazione che, tra le altre cose, prevedevano che a giocare nella massima serie dovessero essere solo calciatori italiani.

L’Internazionale Milano nasce proprio da una costola milanista che pensava di continuare a giocare anche con le nuove regole, disputando dunque la stagione 1908 in assenza dei cugini rossoneri che, tra l’altro, nel 1907 avevano vinto il campionato.

Ma torniamo a noi: 10 gennaio 1909, pomeriggio inoltrato, più di centocinquanta spettatori in trepidante attesa per assistere a uno spettacolo pionieristico. Lo spettacolo del futuro; ma questo i ventidue in campo ancora non lo sanno. Oggi dunque si fa tabula rasa, il passato non conta già più niente. Oggi si fa la storia o si muore e chi vince si prende Milano.

Tra gli insospettabili eroi in campo c’è anche Attilio Trerè: milanese, portiere, difensore, centrocampista. E in questo caso specifico: bomber. E’ proprio Attilio infatti a segnare il primissimo gol della storia della stracittadina meneghina, quello che porta il Milan sull’1 a 0 dopo pochi minuti dal fischio d’inizio e fa sobbalzare il cuore dei tifosi nel petto per la prima vera volta. Ma Attilio Trerè non è solo un mestierante del campionato italiano di pallone e il primo goleador del derby della madonnina: è anche un giocatore della nazionale e un vero eroe abituato a guadagnarsi da vivere sul campo di battaglia, quello vero.

Trerè II (perché Trerè I è il fratello, sempre giocatore del Milan), soprannominato “Il Kaiser” per i suoi baffoni alla prussiana, diventa noto al grande pubblico dapprima con il ruolo di portiere, vincendo persino uno scudetto con il Milan nel 1906, per poi consacrarsi come centrocampista e difensore. Ma, come anticipato, non è solo quello da calcio il campo dove Attilio ha combattuto le sue battaglie più grandi; arruolato nell’esercito italiano infatti, combatte duramente durante la Grande Guerra finendo per subire gravi ferite nella “trincea delle frasche” sul Carso Isontino nel 1915. La sua carriera termina in quell’occasione, per colpa di una granata, ma non la sua leggenda.

Quel primo derby del 10 gennaio 1909 infatti il Milan lo vince per 3-2 e, questo, non c’è guerra che tenga, rimarrà nei libri di storia.

Il baffone però, che vanta anche 5 partite in Nazionale, si è reso più che mai famoso e noto alle cronache per un episodio che lo a visto protagonista proprio in azzurro. Prima di un viaggio in direzione Ungheria, per affrontare la formidabile nazionale bianco verde, ignaro del fatto che si stesse viaggiando verso la patria del salame ungherese, Trerè si reca dal salumiere di fiducia a Milano per acquistare pane, formaggio, vino e soprattutto salame in quantità industriali, tanto da riempire fino a scoppiare la classica valigia rettangolare dell’epoca.

Il perché? Semplice, un italiano non deve mai mangiare male, neanche all’estero e soprattutto in vista di una gara così importante. Così lui e i compagni in azzurro banchettano allegramente prima del match, andando poi perdere per 6 a 0 contro gli ungheresi in una batosta internazionale che ancora si sente a distanza di un secolo. Poco importa però, perché quella nazionale poi si toglierà qualche soddisfazione negli anni a venire e, soprattutto, perché di pane e di vino ce n’era in abbondanza anche per il viaggio di ritorno dall’Ungheria. Il tutto grazie all’eroe Attilio che, come si suol dire, aveva ragionato più con la panza che con il cervello andando dal salumiere. E aveva ragione perché l’Ungheria era davvero imbattibile e, col senno di poi, dopo una sconfitta del genere, meglio farsi il sangue alcolico… che il sangue amaro. Altri tempi, altro calcio, altra storia.

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